Il 24 ottobre la Corte Costituzionale doveva decidere sul caso di Marco Cappato e dj Fabo: Cappato, militante radicale ed esponente dell’associazione “Luca Coscioni”, ha accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani (meglio noto come dj Fabo), rimasto tetraplegico, cieco e non autosufficiente a seguito di un incidente stradale, per ricorrere, su volontà dello stesso dj, al suicidio assistito.
Ottobre 30, 2018.
foto da: http://www.dire.it/
In fase di indagini, la procura di Milano aveva chiesto l’assoluzione di Cappato o l’invio degli atti alla Corte Costituzionale per decidere sulla legittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale sull’aiuto al suicidio. Al momento del dibattimento, la Corte d’Assise milanese ha optato per la seconda ipotesi, ma la Consulta, giorno 24, ha preferito rimandare la decisione sull’art. 580 c.p., mantenendo in vita la norma nel nostro ordinamento.
“L’attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti“, ha spiegato la Corte nel comunicato. Quest’ultima ha dunque chiesto al “Parlamento di intervenire con un’appropriata disciplina” per risolvere normativamente il tema dell’aiuto al suicidio e colmare i vuoti di tutela costituzionale. La relativa ordinanza sarà depositata a breve.
Un ultimatum di un anno, dopo il quale la Consulta si pronuncerà definitivamente sull’art. 580 c.p., all’udienza del 24 settembre 2019. Pronuncia che arriverà in ogni caso, anche laddove il Parlamento non dovesse legiferare entro quella data.
Nel frattempo il processo in Corte d’assise a Milano, che vede imputato Marco Cappato per il suicidio assistito di dj Fabo, resterà sospeso in attesa che la Corte costituzionale, nel settembre 2019, decida sull’aiuto al suicidio.
È un’ordinanza senza precedenti, che costringe il legislatore a chiudere un dibattito infuocato da anni. Mina Welby, vedova di Piergiorgio Welby (morto il 20 dicembre 2006 a seguito di eutanasia), ha dichiarato: “Sono felicissima per la decisione della Consulta. Adesso il Parlamento sarà costretto a chiudere il vuoto normativo“.
E proprio di vuoto normativo si tratta. Serve, senza ulteriori rimandi, una legge che regolamenti la decisione sulla fine della propria vita.
Un primo passo è stato fatto dal legislatore appena un anno fa con la legge sul biotestamento, che dà la possibilità di esprimere le proprie scelte sui trattamenti sanitari. Adesso si attende un passo in più, che, se non ridurrà le polemiche, alleggerirà quantomeno il contenzioso giudiziario.