Studio Legale Cassella

Coronavirus e incontri genitori-figli: può bastare la videochiamata su WhatsApp?


Al momento è una delle domande più inflazionate nei tribunali e non solo. È vero che in base alle indicazioni del Governo gli spostamenti per vedere i genitori rientrano tra quelli consentiti, ma è vero anche che tali spostamenti non sempre possono essere attuati. I Giudici devono dunque trovare un’alternativa.

Il Tribunale di Terni, ad esempio, con una decisione del 30 marzo 2020 ha stabilito che gli incontri tra un padre e i figli avvengano tramite WhatsApp o Skype con l’intervento regolatore di un operatore dei Servizi Sociali. Vediamo perché.

In seno a un giudizio di separazione l’uomo lamentava il mancato rispetto da parte dell’ex moglie di un’ordinanza presidenziale del 4 marzo 2020, che disponeva l’attivazione di un percorso, con l’aiuto degli assistenti sociali, per ripristinare il rapporto tra il padre e i figli. La donna infatti ostacolava gli incontri come decisi dal Giudice, assumendo un atteggiamento aggressivo e ritorsivo. Quindi l’uomo, che temeva che il trascorrere del tempo senza vedere i bambini potesse corrodere ancora di più il loro rapporto, chiedeva al Tribunale di adottare tutti i provvedimenti più idonei a tutelare i suoi diritti di genitore.

Il 26 marzo 2020 il Giudice riceveva una relazione dei Servizi Sociali in cui si dava atto dell’impossibilità di attivare gli incontri padre-figli in uno spazio neutro a causa del rischio di contagio da Covid-19 e veniva riportata la preoccupazione dei genitori di far spostare i minori. La madre riferiva inoltre ai Servizi Sociali che uno dei figli non voleva sentire il padre e che solo uno di fatto lo contattava telefonicamente, dietro sollecitazione della stessa. Il padre, anche qui, riferiva il timore che il trascorrere del tempo senza incontrare i bambini potesse compromettere il loro rapporto.

Il Tribunale, a questo punto, valutava la situazione familiare come descritta dal Presidente nell’ordinanza del 4 marzo. E cioè che i minori vivevano a casa dei nonni materni, che di loro si occupava esclusivamente la madre e che i rapporti con il padre erano stati interrotti, stante la resistenza degli stessi a frequentarlo. Da qui la necessità, evidenziata dall’ordinanza, di assicurare incontri in ambiente neutro con il padre.

Il Giudice bilanciava poi tutti gli interessi in gioco:

  1. il diritto del padre ad avere un rapporto con i figli;
  2. il diritto di questi ultimi alla bigenitorialità;
  3. la tutela della salute pubblica e individuale.

Preso atto della relazione dei Servizi Sociali e di quanto descritto nell’ordinanza presidenziale, il Tribunale giunge a questa decisione: è impossibile assicurare gli incontri padre-figli in luoghi protetti neutri, perché la presenza necessaria degli operatori socio-assistenziali e il fatto che il padre sia costretto a spostarsi da una zona a specifico rischio di contagio, violano i divieti di spostamento e di assembramento e aumentano le possibilità di genitori e figli di contrarre il virus.

L’unica modalità d’incontro in grado di salvaguardare i diritti del padre, quello alla bigenitorialità dei bambini e la tutela della salute di tutti (oltre alla salute psichica dei minori, che verrebbe danneggiata da incontri non desiderati o da liti che potrebbero insorgere tra i genitori) è quella da remoto.

WhatsApp e Skype vengono individuati dal Giudice come gli strumenti ideali per garantire questi incontri e prevenire atteggiamenti aggressivi e ostacolanti degli adulti. In questo percorso – viene stabilito – l’operatore ha il compito di chiamare i genitori per organizzare le “visite” on-line e di relazionare periodicamente al Tribunale sulle loro condotte e quelle dei bambini.

Coronavirus e incontri genitori-figli: può bastare la videochiamata su WhatsApp?ultima modifica: 2020-04-16T18:07:43+02:00da
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